Ereditarietà della casta notarile in Italia
La casta ereditaria
– Nel mio sito ho rappresentato in maniera tecnica il perverso effetto e i danni rilevanti nei confronti della nostra società arrecati da quei mezzi di comunicazione sociali che fanno passare la figura del notaio come appartenente ad una casta ereditaria, investita di una ricca e lucrosa funzione senza alcun merito.
Non si tratta solo di una diceria, ma di un’opinione diffusa subdolamente, propagata dai mass media, che esprimono, in un colpo solo, due opposte esigenze. Mi riferisco qui all’odio sociale di cui il nostro paese è certamente ai primi posti tra le statistiche mondiali nei confronti di chi è ritenuto, a ragione o a torto, più fortunato di noi, e, allo stesso tempo all’insofferenza di tutti quelli che sono o si considerano “potenti” e che mal gradiscono l’esistenza di uno sbarramento e di una diga all’espressione del loro prepotere nei confronti del più debole.
Le conseguenze sono gravi, perché non si tratta solo di una lesione alla onorabilità di tutti i notai, ma di un errore fuorviante che danneggia i laureati in Giurisprudenza più meritevoli, che possono essere scoraggiati, dando più o meno credito alle calunniose dicerie della casta, dall’affrontare il duro percorso che porta alla vittoria del concorso notarile.
Il fatto è che l’italiano si è abituato all’idea che tutto nel nostro paese è ereditario, e non vuole rendersi conto che il notariato è, invece, al contrario, l’unica isola in un oceano sconfinato in cui, per approdare bisogna nuotare duramente per miglia e miglia.L’impresa ereditaria
A maggior ragione se si considera il progressivo inquadramento dell’attività notarile nella logica di impresa.
Lo scrivente è il primo a rendersi conto che, essendo il prodotto dell’attività notarile, composto da un lato di elementi intellettuali puri, dall’altro di organizzazione di personale, non possono non accettarsi una serie di logiche di impresa, ma da qui a considerare la funzione notarile come una funzione imprenditoriale ci manca molto.
Se invece vogliamo considerare il notariato come un’impresa al 100% – ed io non sono d’accordo – allora potrebbe essere anche giusto abolire il concorso notarile, chiudere i ruoli dei notai, e sancire quello che l’opinione pubblica già considera come esistente, e cioè l’ereditarietà della funzione notarile.
Se la pubblica opinione considera normale che un commerciante lasci il suo negozio al figlio, che un imprenditrice lasci la guida dell’azienda a sua figlia, che un attore faccia entrare nel mondo dello spettacolo il proprio figlio, e crede che un notaio coopti suo figlio per fargli proseguire l’attività notarile dopo di lui, a che fine mantenere in piedi il concorso notarile?Insopportabile dualità
Sia chiaro che il sottoscritto non può che essere fiero di essere notaio per pubblico concorso, senza il quale, peraltro, non sarebbe mai diventato notaio. Ma è anche logico attendersi che, al più presto, le istituzioni colmino questa insopportabile dualità, e cioè da un lato lo sforzo, il sacrificio, e l’impegno per percorrere la via notarile, e dall’altro lato la superficiale convinzione di molti, troppi, strati dell’opinione pubblica che credono il notaio come facente parte di una casta e pertanto investito delle sue funzioni per diritto ereditario.
Insomma, delle due l’una, che le istituzioni e gli organi esponenziali della categoria facciano capire all’opinione pubblica qual è il duro percorso a cui un candidato notaio deve assoggettarsi, o si arrendano, e propongano una legge che consacri quella ereditarietà di cui sembra tutti siano convinti.notaio Massimo d’Ambrosio – Pescara
Il notaio Massimo d'Ambrosio vi informa sempre! Votalo con 5 stelle! Grazie!Ereditarietà della casta notarile in Italia ultima modifica: 2015-02-28T23:49:24+01:00 da
Vuoi interpellare il notaio Massimo d'Ambrosio per un quesito personale?
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6 Commenti su “Ereditarietà della casta notarile in Italia”
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Mi scuso notaio, m ciò che afferma sul concorso notarile non corrisponde al vero. Si legga gli elaborati se ha contezza della verità, senza luoghi comuni da parte di chi grida alla truffa o chi, viceversa, alla legalità inoppugnabile .
Caro Michele, non so bene quale perplessità tu abbia. E’ certo però che nel notariato i figli dei notai sono in proporzione infinitesimale in rapporto agli avvocati figli di avvocati, agli idraulici figli di idraulici, ecc. Quanto al funzionamento del concorso, siamo esseri umani, possono esserci stati errori, ingiustizie, contraddizioni, certo, ma sono tutte distorsioni, per così dire, “democratiche”, nel senso che colpiscono gli sfortunati e favoriscono i fortunati, ma non i “raccomandati” che, col sistema dei controlli esistente (così come nel concorso in magistratura) non possono influire dolosamente. In altri concorsi, con meno controlli, i colpi di fortuna e sfortuna ci sono lo stesso, ma si affacciano anche scandali gravi che nel notariato non ci sono. Cordialità.
Onti fatti non è certamente vero che il concorso rappresenti un indice di meritocrazia cristallina, nè, come ovvio, che selezioni i più bravi. Difronte ad un libero arbitrio di tal genere, il pericolo in cui rischieremmo di incorrere sarebbe quello di una schizofrenia valutativa tale da lasciare solo al mero caso le sorti di chi impiega una vita di studio per la professione. Mi perdoni per il ripetuto invio dei messaggi.
Caro Michele, scusa tu il ritardo. Quello che dici è vero, anche nel concorso notarile possono esserci discrasie. Occorre essere anche “fortunati” (se oggi di fortuna si può parlare), ma certo che gli errori sono “democratici”. Nel senso che possono capitare le occasioni buone o cattive a tutti. Quello che voglio sostenere è che nel concorso notarile (come anche quello in magistratura che ha la stessa metodologia) non c’è spazio per il dolo.
Esimio notaio D’Ambrosio, sono certo che ora il neo-notaio Michele Cimmarusti, dopo aver passato il concorso, la pensa come Lei 😉
Ahahaha…. non lo sapevo. Faccia le mie congratulazioni all’interessato. Comunque le mie considerazioni non sono state messe in dubbio dal commentatore. Io sostenevo (e sostengo) che non c’è spazio per i brogli, mentre il commentatore lamentava l’eccessiva aleatorietà. Tutto un altro problema. Anzi… io ero pure d’accordo con l’esistenza della aleatorietà intesa come colpo di fortuna o sfortuna, ma certo non aleatorietà dolosa. 🙂